sono qui dopo aver appena terminato la prima recensione per uno degli obiettivi della challenge 2017 di La biblioteca di Eliza e La libridinosa.
Il primo obiettivo del primo giro di ruota di questa challenge vedeva una lettura consigliata da Laura di La biblioteca di Eliza e la lettura in questione è stata La fabbrica delle meraviglie di Sharon Cameron e controllando su internet ho scoperto che c'è anche un seguito! Devo leggerlo assolutamente, chissà se me lo farebbero valere come bonus per la challenge *risata malefica*.
A parte gli scherzi, ora cerco di fare una recensione degna di questo libro!
Autrice: Sharon Cameron
Editore: Mondadori
Genere: Fantasy
Data di pubblicazione: 27 gennaio 2015
Pagine: 308
Prezzo cartaceo: euro 8.93
Prezzo eBook: 4.99
Sinossi:
In una notte di nebbia Katharine arriva in una misteriosa tenuta vittoriana con l'incarico di controllare che l'eccentrico zio George non stia dilapidando il patrimonio di famiglia. Convinta di incontrare un uomo sull'orlo della follia scopre invece che lo zio è un geniale inventore e sostenta una vivace comunità di persone straordinarie come lui, salvate dai bassifondi di Londra. Aiutato dal giovane e affascinante Lane, George realizza creazioni fantasmagoriche: pesci meccanici, bambole che suonano il pianoforte e orologi dai mille ingranaggi. Ma Katharine comprende ben presto che una trama di interessi oscuri minaccia il suo mondo pieno di meraviglie e, forse, il destino di tutta l'Inghilterra. Una storia di formazione ricca di suspense e avventura, con una incantevole protagonista divisa tra ragione e sentimento. Una nuova Jane Eyre, un destino da riscrivere La vita è come un orologio. Non è mai troppo tardi per avere la tua occasione. Basta portare indietro le lancette.
Ammetto che sulle prime avevo un po' di difficoltà a capire il filo della storia e a seguirne tutti i dettagli, rimanevo un po' spiazzata nei "deliri" (possiamo definirli così?) della protagonista Katherine, non riuscivo a capire se stesse sognando o avesse qualcosa che non andava. Mistero che poi viene presto svelato: oppio! Era stata drogata!
Ma partiamo dall'inizio, Kathrine viene mandata dalla zia Alice a controllare che suo zio George non stia dilapidando tutto il patrimonio di famiglia (ansia dovuta alla paura che non restasse più nulla da ereditare al figlio Robert e quindi nulla sul quale lei potesse metter mano visto che il figlio è ancora minorenne!) ma una volta giunta lì Katherine non sarà più lo stessa. Lo zio ha costruito una tenuta enorme, una città immensa nella quale vivono all'ncirca ottocento o novecento persone e tutte persone bisognose di lavorare che erano state accolte da più ospizi e che lì potevano vivere una vita normale e dignitosa. Lo zio George ha un dono incredibile, costruisce oggetti meravigliosi contro ogni legge della fisica (perché, credetemi, ci sono delle descrizioni che vanno aldilà di ogni immaginazione), non è matto come la zia Alice vuol far credere è solo un po' speciale.
Al suo fianco c'è Lane un ragazzo molto intrigante che aiuta lo zio di Katherine in ogni cosa e che, all'inizio la mette sotto osservazione perché tutta la città sa perché lei si trova lì: farà rinchiudere lo zio Tully e manderà tutti via.
Questa almeno era l'idea di partenza, ma quando comincia a vivere lì Katherine capirà che non c'è posto più adatto ad ospitare suo zio e che quel mondo è anche il suo.
C'è un'altra figura di rilievo: Ben Aldrige! Un ragazzo tanto gentile e molto curioso, ammira il lavoro dello zio di Katherine fin tanto che può sembrare addirittura ammaliato da tanto genio. Ma spesso l'apparenza inganna, vero?
Mi arrischierei a paragonare questo romanzo ad Alice nel paese delle meraviglie, Katherine è Alice e lo zio George il cappellaio matto. Il romanzo è pieno di personaggi stravaganti e avventure bizzare e a tratti inquietanti, la scrittrice ha saputo unire elementi un po' dark ed elementi fantastici creando un'avventura straordinaria.
Ho attraversato questa storia passando per mille sensazioni diverse: dallo stordimento iniziale alla rabbia nei confronti della zia Alice che altro non era che interessata a mettere mano sul patrimonio di famiglia alla gioia nel vedere quanto lo zio George sia in realtà una persona speciale e capace di grandi cose che, forse, le menti più sane di questo mondo non arriverebbero mai a pensare e poi, chi stabilisce che una persona è pazza? Forse la paura di un intelletto troppo sviluppato può far in modo che venga schiacciato e passato per folle? In fine un senso di amarezza perché la partenza di Lane mi ha lasciato l'amaro in bocca, speravo in un lieto fine perfetto per Katherine che ha sempre dovuto sopportare i soprusi della zia Alice e invece ha una gioia a metà. Chissà, nel seguito troverò un po' di zucchero che scioglierà quest'amarezza? Lo spero.
Ma partiamo dall'inizio, Kathrine viene mandata dalla zia Alice a controllare che suo zio George non stia dilapidando tutto il patrimonio di famiglia (ansia dovuta alla paura che non restasse più nulla da ereditare al figlio Robert e quindi nulla sul quale lei potesse metter mano visto che il figlio è ancora minorenne!) ma una volta giunta lì Katherine non sarà più lo stessa. Lo zio ha costruito una tenuta enorme, una città immensa nella quale vivono all'ncirca ottocento o novecento persone e tutte persone bisognose di lavorare che erano state accolte da più ospizi e che lì potevano vivere una vita normale e dignitosa. Lo zio George ha un dono incredibile, costruisce oggetti meravigliosi contro ogni legge della fisica (perché, credetemi, ci sono delle descrizioni che vanno aldilà di ogni immaginazione), non è matto come la zia Alice vuol far credere è solo un po' speciale.
Al suo fianco c'è Lane un ragazzo molto intrigante che aiuta lo zio di Katherine in ogni cosa e che, all'inizio la mette sotto osservazione perché tutta la città sa perché lei si trova lì: farà rinchiudere lo zio Tully e manderà tutti via.
Questa almeno era l'idea di partenza, ma quando comincia a vivere lì Katherine capirà che non c'è posto più adatto ad ospitare suo zio e che quel mondo è anche il suo.
C'è un'altra figura di rilievo: Ben Aldrige! Un ragazzo tanto gentile e molto curioso, ammira il lavoro dello zio di Katherine fin tanto che può sembrare addirittura ammaliato da tanto genio. Ma spesso l'apparenza inganna, vero?
Mi arrischierei a paragonare questo romanzo ad Alice nel paese delle meraviglie, Katherine è Alice e lo zio George il cappellaio matto. Il romanzo è pieno di personaggi stravaganti e avventure bizzare e a tratti inquietanti, la scrittrice ha saputo unire elementi un po' dark ed elementi fantastici creando un'avventura straordinaria.
Ho attraversato questa storia passando per mille sensazioni diverse: dallo stordimento iniziale alla rabbia nei confronti della zia Alice che altro non era che interessata a mettere mano sul patrimonio di famiglia alla gioia nel vedere quanto lo zio George sia in realtà una persona speciale e capace di grandi cose che, forse, le menti più sane di questo mondo non arriverebbero mai a pensare e poi, chi stabilisce che una persona è pazza? Forse la paura di un intelletto troppo sviluppato può far in modo che venga schiacciato e passato per folle? In fine un senso di amarezza perché la partenza di Lane mi ha lasciato l'amaro in bocca, speravo in un lieto fine perfetto per Katherine che ha sempre dovuto sopportare i soprusi della zia Alice e invece ha una gioia a metà. Chissà, nel seguito troverò un po' di zucchero che scioglierà quest'amarezza? Lo spero.
I miei giudizi:
STORIA: ★★★★★/5
STILE: ★★★★★/5
COPERTINA: ★★★★★/5
Voto finale:
★★★★★ /5
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