Orfani bianchi di Antonio Manzini

Buonasera cari lettori,
ho appena finito di leggere un libro che, come ha detto già qualcuno che conosco, è un pugno nello stomaco, una storia che ti prende, ti lega dentro qualcosa di indefinibile e poi ti lascia spiazzato a chiederti solo perché?
Ma andiamo per gradi e vediamo se riesco a mettere insieme qualcosa per farvi capire!





Titolo: Orfani bianchi
Autore: Antonio Manzini
Editore: Chiare lettere
Genere: Narrativa
Pagine: 256
Data di pubblicazione: 20 ottobre 2016
Prezzo eBook: 9.99 euro
Prezzo cartaceo: 16 euro

Sinossi:

Mirta è una giovane donna moldava trapiantata a Roma in cerca di lavoro. Alle spalle si è lasciata un mondo di miseria e sofferenza, e soprattutto Ilie, il suo bambino, tutto quello che ha di bello e le dà sostegno in questa vita di nuovi sacrifici e umiliazioni. Per primo Nunzio, poi la signora Mazzanti, “che si era spenta una notte di dicembre, sotto Natale, ma la famiglia non aveva rinunciato all’albero ai regali e al panettone”, poi Olivia e adesso Eleonora. Tutte persone vinte dall’esistenza e dagli anni, spesso abbandonate dai loro stessi familiari. Ad accudirle c’è lei, Mirta, che non le conosce ma le accompagna alla morte condividendo con loro un’intimità fatta di cure e piccole attenzioni quotidiane.
Ecco quello che siamo, sembra dirci Manzini in questo romanzo sorprendente e rivelatore con al centro un personaggio femminile di grande forza e bellezza, in lotta contro un destino spietato, il suo, che non le dà tregua, e quello delle persone che deve accudire, sole e votate alla fine. “Nella disperazione siamo uguali” dice Eleonora, ricca e con alle spalle una vita di bellezza, a Mirta, protesa con tutte le energie di cui dispone a costruirsi un futuro di serenità per sé e per il figlio, nell'ultimo, intenso e contraddittorio rapporto fra due donne che, sole e in fondo al barile, finiscono per somigliarsi.
Dagli occhi e dalle parole di Mirta il ritratto di una società che sembra non conoscere più la tenerezza. Una storia contemporanea, commovente e vera, comune a tante famiglie italiane raccontata da Manzini con sapienza narrativa non senza una vena di grottesco e di ironia, quella che già conosciamo, e che riesce a strapparci, anche questa volta, il sorriso.


Questo libro è davvero uno schiaffo morale, un pugno ben assestato che lascia un dolore incancellabile, inafferrabile. Ho iniziato a leggerlo chiedendomi perché ne parlassero così bene, dove trovassero quell'emozione così forte da farti trattenere il respiro per un po', poi pian piano proseguendo nella lettura ho iniziato a capire un po' meglio fino a quando giunta all'epilogo ho davvero capito dov'era il pugno, il calcio nello stomaco perché più che un pugno io ho sentito come se qualcuno mi avesse spappolato lo stomaco sotto un piede, l'ho sentito accartocciarsi completamente e per un attimo ho sentito il respiro bloccarsi come se davvero quel colpo lo avessi ricevuto. Mirta è una donna moldava che vive sulla propria pelle la difficoltà di una vita fatta di rinunce, miseria e sofferenza e il dolore più grande è dato dal dover stare lontana da quel bambino che ama e tutto per potergli garantire un futuro migliore. Mirta si fa in quattro, in otto in cento per quel bambino che è l'unica cosa preziosa che le resta dopo aver perso anche la madre ma a volte sente che non basta, che i suoi sacrifici non la porteranno mai ad avere una vita vera. Beh, Mirta è l'esempio di come molte donne - ma anche uomini - sono costretti a lottare ogni giorno per cercare di garantire un futuro migliore alle proprie famiglie lontane, è l'esempio di come il pregiudizio si fa strada nella società senza dare la possibilità al singolo di mostrarsi come persona e non come un italiano, un moldavo, un cileno. Mirta è la paura, la forza e la debolezza racchiuse in un essere che posso essere io come ognuno di noi perché lottare per rendere la vita migliore a chi amiamo lo facciamo tutti, ogni giorno, ma quanti di noi sarebbero davvero disposti ad abbandonare le proprie famiglie per farsi carico di quelle degli altri? Perché Mirta a Roma fa la badante, ed è quando prende servizio a casa di Eleonora che crede di aver trovato finalmente la svolta nella sua vita, di poter finalmente accorciare i tempi per riabbracciare suo figlio e non lasciarlo andare mai più. Ma si sa che la vita è stronza, davvero. E per quanto sembra allungarti finalmente uno spiraglio di felicità basta una distrazione, un secondo, ed è tutto perduto. Perché quando credi di aver vissuto tutto, di aver subito le sofferenze peggiori la vita è pronta ad assestarti un altro pugno, ancora più forte del precedente, e sta a te trovare la forza di rialzarti e fronteggiarla ancora ma capita a volte che quel pugno sia troppo doloroso, che la voglia di rialzarti non la trovi più perché la stanchezza di una vita passata a lottare non ti lascia scampo e allora resti giù. Ti dai per sconfitta. Game over. Fine. 

Un libro che tutti, almeno una volta, devono leggere. Un colpo al cuore che val la pena di subire.


I miei giudizi 

STORIA:★★★★★/5 
STILE:★★★★★/5 
COPERTINA:★★★★/5 

VOTO FINALE: 
★★★★ e mezzo /5
Alla prossima,


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